lunedì 31 marzo 2014

Defibrillatore

Il caso di Piermario Morosini resta una brutta pagina dello sport italiano, ma non solo perchè scorrendo la sua biografia direi che abbiamo perso una persona dalle caratteristiche davvero umane. Ma sulla sua fine pesano alcuni dubbi. Sembra che il mancato uso di un defribillatore abbia reso l'incidente da grave a mortale. Ora è in atto una campagna per diffondere tali strumenti non solo sui campi da calcio, ammesso che poi qualcuno li sappia usare. Ma se penso al caso specifico mi sorge una domanda : il "workout" di un calciatore sono 90 minuti divisi in 2 tempi di 45, ma il gioco effettivo è di circa mezzora. Ora posso capire lo sforzo ma allora cosa dovremmo pensare di maratoneti, sciatori di fondo oppure un ciclista che si arrampica sui tornanti del passo Gavia ? Temo che il problema stia (come al solito) alla radice, ossia nella mancanza di controlli su chi pratica uno sport. Teniamo presente che il calciatore Morosini ha militato pure in serie A e quando ha avuto l'incidente giocava nella serie B che è comunque una serie professionistica. Ben vengano i defibrillatori ma come dice il proverbio : "meglio prevenire che curare".

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