sabato 21 marzo 2015

Stampa

Mestiere difficile quello del giornalista, ma questo non significa che è impossibile farlo (bene). Ma troppo spesso i giornalisti si dimenticano che alla base del loro lavoro vi sono i fatti, poi arrivano i commenti (se no facciano i saggisti). Ma i fatti sono quel che sono, anche se va detto non sempre è facile saper "leggere" la trama degli avvenimenti ma è il loro lavoro o no? Quindi attenzione a cercare di "forzare" i fatti in modo che si "adeguino" ai commenti. Un esempio lampante di ciò che cerco di dire (ammetto il concetto è un po arduo) lo abbiamo avuto pochi giorni fa nelle elezioni che si sono svolte in Israele. La stampa "principale" italiana dava per sicura la sconfitta del premier in carica Nethanyahu, anche se (bontà loro) ipotizzavano una vittoria di misura del candiato del centro sinistra, tale Isaac Herzog. Il risultato è stato ben diverso, "Bibi" Nethanyahu ha battuto nettamente il rivale. Ora i media nostrani hanno parlato di rimonta ma leggendo quà e là forse la vittoria non è stata poi così una sorpresa. Personalmente sono un po preoccupato dalla riconferma di Netahnyahu, che non fa certo prevedere una pacifica soluzione per il problema palestinese, ma io non vivo in Israele e quindi faccio fatica a capire gli umori locali, che sono quelli che ovviamente hanno condizionato il voto. Ma come mai i nostri giornalisti, come Molinari, inviati laggiù non sono riusciti a raccontarci come stavano davvero le cose? Posso solo ipotizzarlo, facendo un parallelo con gli Stati Uniti d'America. Quasi unanime è il consenso che raccoglie il loro presidente, Barak Obama, eppure il presidente che ha portato gli americani fuori dalla peggior crisi economica dopo la seconda guerra mondiale, è stato sonoramente battuto alle ultime elezioni (risultato anche questo che ha sorpreso). Come mai? Forse vivere a New York o San Francisco, in belle zone, in belle case distorce la visione della realtà. Ovvio che anche le feste degne del grande Gatsby sono l'America, ma ne esiste molta altra. Forse fare il giornalista vuol dire anche frequentare gente "normale" e non solo salotti "privilegiati".

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