domenica 19 aprile 2020

Guerra

Francamente non conosco gran ché di Domenico Arcuri, il commissario preposto a gestire l'emergenza covid-19, ma trovo che abbia fatto un errore. Parlo del suo intervento in cui ha comparato i morti da virus con quelli della seconda guerra mondiale come riporta TGCOM24. L'uso dei numeri mi sembra davvero poco scientifico (ma molto manageriale) ma non è questo il problema. Il problema è l'ennesimo ricorso alla metafora della guerra per definire la situazione emergenziale creatasi con l'arrivo del covid-19. Faccio ammenda per averla usata anche io questa metafora, ma non è assolutamente una guerra, punto. Perché con questa storia della guerra si genera tutta una mitologia falsa e indulgente. Creiamo degli eroi, medici e infermieri, che saremo subito pronti a buttare nel fango alla prima occasione, ci battiamo sul petto cantando dai balconi l'inno salvo poi scappare nottetempo per andare a fare il weekend fuori città (le statistiche sono altra cosa ma oggi, domenica, c'è abbondanza di parcheggio nella mia zona), tanto ci sono gli eroi sul "fronte". No non è una guerra ma neppure un cataclisma. Non siamo stati colpiti da un meteorite o squassati da un terremoto. Le infrastrutture sono ancora in piedi e funzionanti (quelle ammesse). Non sono state distrutte, non sono state bombardate, basta farle ripartire. Tutto questo per dire che è giusto che la UE ci aiuti, è giusto che si scusino perché all'inizio non hanno compreso (come noi del resto) che la crisi che si stava parando dinnanzi era molto grave, ma non possiamo chiedere soldi a "babbo morto". Ovvio che non dobbiamo arricchire gli speculatori (o risolvere i problemi di performance di portafoglio degli altri stati Euro) ma non possiamo chiedere assegni in bianco. Anche perché abbiamo fatto pure i nostri errori (se è per questo stiamo perseverando e questo è il vero problema) e se siamo il lazzaretto dell'Europa non possiamo incolpare gli altri.

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