Ormai è fatta, Donald Trump non ha più rivali in quanto anche l'ultimo baluardo su cui potevano "contare" i repubblicani, John Kasich, si è ritirato dalla tenzone elettorale. In realtà quasi un atto dovuto visto il ritiro di Ted Cruz (molto più "pesante" non me ne voglia Kasich) e il vantaggio che il paffuto Donald ha ormai accumulato. E a corollario di tutto ciò arriva la notizia che gli ex presidenti repubblicani Bush padre e figlio non sosterranno Trump. Altro che "House of Cards" abbiamo ormai il partito repubblicano in stato confusionale e con il grande rischio di scomparire se non troverà una soluzione (assai difficile però). E sono pure arrivati alle elezioni presidenziali in forte vantaggio, con un parlamento in cui detengono la maggioranza e con il presidente Barack Obama ormai un po' stanco. Ma gli è scoppiata in mano la bomba Trump. Ho detto molte volte che il sistema politico statunitense è quanto di più ingessato uno possa immaginare, infatti non ha mai dato spazio a candidati alternativi. L'unico che mi ricordo, Ralph Nader, non ha che raccolto briciole (vedi). Ed infatti "The Donald" (così lo chiamano) non ha fatto l'indipendente puro, ma la mina vagante all'interno di un partito che aveva già profonde lacerazioni (Tea Party vi fa suonare qualche campanello) ma di sicuro è riuscito in un impresa epocale. Tanto epocale che l'unico precedente, ossia di un candidato che non aveva ricoperto precedenti cariche politiche, è niente meno che il signor della foto. Ma erano altri tempi e soprattutto erano tempi di (dopo) guerra. Ora i repubblicani stanno cercando di far fuori Trump (vedasi lo stesso articolo) giocando su una delle tante regole bizantine dello statuto : il delegato deve votare il suo capolista solo la prima votazione poi fa quello che vuole. Ma questa è democrazia? Dubito e darebbe ragione a "The Donald" quando dice che il sistema va modificato (e su questo punto, francamente, concordo anche io).
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