lunedì 26 maggio 2014

Repubblica

Per parlare del noto quotidiano ho "riesumato" questa vecchia prima pagina che forse potrebbe essere riutilizzata anche oggi (ma non voglio parlare di Grillo, non oggi almeno). Sabato il settimanale D dedicava un ampio articolo a Milano. Ogni settimana (più o meno) dedicano spazio ad una città e spesso mi sono trovato alla fine dell'articolo con più dubbi che certezze. Nel caso della mia città nessun dubbio : l'articolo è troppo celebrativo. Milano esce come una nuova Berlino tutta proiettata nel sociale, nel coworking tralasciando il fatto che queste "forme" sono più provocate dalla crisi che da altro. Il tanto decantato quartiere di Porta Nuova è si bello ma quando di parla di spazi a 10000 Euro al metro non si può parlare di edlizia "popolare". Però nel giornale, nella sezione milanese c'era un altro articolo molto più terra terra che parlava della crisi del centro con palazzi ormai vuoti. Le motivazioni : i prezzi, i costi dovuti in gran parte alla inefficienza energetica, le difficoltà di "adattare" palazzi storici alle esigenze di un ufficio moderno. Ma poi si legge che gli affitti sono scesi solo di qualche punto percentuale! Come mai ? La crisi immobiliare in Spagna ha fatto si che i prezzi crollassero e da noi? Credo che uno dei maggiori problemi sia dovuto al fatto che molti di questi immobili sono detenuti da banche e/o assicurazioni (sempre loro). Cito un caso : un centro estetico in uno stabile di una primaria società assicurativa (che comincia per G) è stato sfrattato perché occupava una posizione angolare che sarebbe stata più appetibile per un bar. Risultato : dopo due lo spazio è tuttora sfitto. La prima considerazione è che il genio del mercato immobilare che ha concepito questa operazione è sempre alla sua scrivania molto probabilmente. Ma la seconda è che queste realtà finanziarie godono di agevolazioni fiscali per cui tenere spazi siftti non gliene frega nulla. Tanto alla peggio per pagare l'IMU si rifanno sui clienti. Il problema degli immobili in bilancio è davvero grave, ma tranquilli nessuno vuole rompere le scatole alle banche (o alle assicurazioni).

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