domenica 11 maggio 2014

Land grabbing

Per quelli che non vogliono restare "indietro", per chi vuole sempre essere "trend" segnatevi una parola, ovviamente inglese, che potrebbe divenire anche di uso comune : "land grabbing" (ma poi si scopre che i soliti francesi mica lo chiamano così vedi). Ironie a parte il problema è abbastanza serio. In poche parole il territorio africano sub sahariano è oggetto di una accaparramento (questa sarebbe la traduzione) da parte di gruppi stranieri, con il risultato che i contadini si trovano nella condizione dei nostri "cafoni" ai tempi del latifondo. Il Malawy è un esempio su tutti ma non è certo l'unico. Qualcuno parla di neo colonialismo e bisogna ammetter che c'è del vero ma occhio alla seconda faccia della medaglia. I terreni oggetto di questo "grabbing" sono terreni agricoli che poi vengono coltivati con metodi moderni e questo crea una certa ricaduta sul paese. Il Malawy non è certo diventato la Svizzera ma ha migliorato il suo standard di vita. Anche noi italiani ci stiamo cimentando in questa gara e questo ha provocato la reazione della organizzazione "Actionaid". Sul loro sito lanciano questa petizione proprio per evitare che una azienda italiana si "mangi" 2000 ettari mettendo in crisi 9000 persone. Encomiabile iniziativa ma purtroppo vale sempre la logica : se non lo fa l'azienda italiana lo farà qualcun altro. O si comincia a "lavorare" sulla filiera del cibo, verificando che le coltivazioni non siano fatte a scapito degli indigeni oppure stiamo solo nascondendo la polvere sotto il tappeto.

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