Difficile essere solidali con dei musulmani ai giorni nostri ma per una volta sono loro le vittime e quindi bisogna averne compassione. Il riferimento è alla vicenda della etnia Rohingya (vedi) che sono appunto islamici. Non è esattamente una novità le persecuzioni a cui sono sottoposti ma qualche giorno fa' è rimbalzata su tutti i media la foto di un bambino (appena 16 mesi) di quella gente morto nel tentativo di sfuggire al'esercito birmano. La analogie con il piccolo siriano Aylan sono molte ma questa è, se possibile, ancora più raggelante perché il corpicino giace addirittura nel fango (la foto la trovate ovunque quindi inutile mostrarla) e non su una "turistica" spiaggia. Mi chiedo se sia il primo bambino vittima di una persecuzione che va avanti da anni, non voglio essere cinico ma è il solito problema della lente mediatica. Ora si verseranno fiumi di inchiostro (come si diceva una volta) ma temo che poco succederà. Nel frattempo val la pena di ricordare che la Birmania può vantare un celebrato premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi (vedi) la quale mi risulta che su questo argomento non si sia mai pronunciata. Certo che il mestiere di giudice per il Nobel per la Pace è davvero difficile.
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