lunedì 23 gennaio 2017

Charlie

Ancora tu, Charlie Hebdo, ad infiammare gli animi italioti con l'ennesima vignetta dal gusto estremamente "discutibile" (ma vi esorto a cercare le vignette che hanno disegnato sulla strage di Nizza, diciamo per "par condicio"). Ho già espresso la mia opinione, il settimanale francese fa il suo mestiere e ognuno è libero di contestarlo e sopra tutto di non leggerlo. Alla fine non è che uno dei tanti imbecilli (Eco aveva ragione da vendere, pace all'anima sua) che può esprimere la sua opinione. Rammento che il "precedente" casus belli con Charlie Hebdo lo avevamo avuto in occasione del sisma. Anche lì grandi polemiche ma vorrei ricordare che qualcuno (italiano) aveva scritto che il sisma era una punizione per la gente di Amatrice rea di propugnare il consumo di carne. Quindi tutti quelli che si sono subito affrettati a indossare una maglietta con scritto "Je suis Charlie" che fine hanno fatto? Magari sono proprio quelli che oggi tuonano contro quel giornale. Ripeto per me la redazione di Charlie Hebdo può andare a quel paese e non credo che il mondo perda una voce importante, ma attenzione a fare i fustigatori perché adesso si scopre che esisteva una segnalazione di pericolo che è stata bellamente ignorata da un dirigente della prefettura di Pescara che pare l'abbia bollata come una "bufala". Siamo nella commedia o nella tragedia?

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