Della serie questo post avrei voluto scriverlo io. Mi riferisco a questo articolo de "IlPost" che racconta molto bene tutta la vicenda del canale di Suez ma soprattutto racconta il fascino che tale evento emana. E io sono assolutamente rimasto incantato da quest storia. Forse perché non se ne può più di pandemia ma perché si tratta di qualcosa che non è luttuoso ma è potente. Guardo nella stanza da cui scrivo e mi chiedo quanti degli oggetti che mi circondano sono passati da quel canale e ne ho trovati ovviamente. D'altra parte il 12% delle merci mondiali passa di lì e noi (italiani ed europei) ne siamo i più probabili destinatari. Eppure questo fatto era sconosciuto ai più e di certo quasi invisibile. E quindi diventa quasi poetico il piccolo escavatore che cerca di sbloccare li leviatano dal nome che già un programma "Even given", mai rinunciato. E quindi ci balocchiamo tutti i giorni con le immagini che arrivano da Marte, sogniamo di mandarci pure dei cristiani ma ci sono voluti giorni per riattivare la navigazione. E ogni giorno di fermo pare "costi" al governo egiziano 14 milioni di dollari. Chiaro che del governo egiziano non me ne frega nulla (la famiglia di Giulio Regeni attende ancora giustizia), anzi spero non abbiano alcuna assicurazione e che questa come d'abitudine non li risarcisca. Ma davanti a tutti questi soldi mi sembra davvero strano che non ci fosse qualche sistema di "controllo". Nel momento di quello che si chiama comunque incidente spirava del vento, ma nessuno ha parlato della tempesta del secolo, quindi vi sarà stato un errore umano "aiutato" dal meteo ma forse non era così inevitabile. E per questa "bazzecola" vedremo aumentare la benzina e chissà cosa altro. Nel frattempo seguiamo pure le evoluzioni di Perseverance.
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