Ormai siamo alle battute finali delle varie reincarnazioni di Alitalia. Messo in vendita anche il logo la nuova compagnia, ITA, sarà per forza un'altra cosa. Non è certo una fenice che risorge dalle proprie ceneri. Ma questa transizione (ma forse il termine non è satto) promette di non essere indolore, anzi. Gli esuberi sono un dato di fatto e anche se la lettera di Giorgia Meloni (vedi) non è priva di alcuni spunti interessanti non si può paragonare la disastrosa gestione Alitalia con Air France o Lufthansa. Parlando di dolori un punto davvero dolente sono / saranno gli stipendi. Vi propongo di dare un occhio a questo articolo de "IlSole24Ore" (sito un po' meno calato nelle logiche di partito). Da qui si vede benissimo che il taglio agli stipendi sembra davvero fatto con una scure, non certo un bisturi. Ma andiamo con ordine : un comandante della ormai defunta Alitalia guadagnava poco meno del suo omologo tedesco e decisamente meno di un francese. Forse mi stupisce un po' il dato gallico ma in ogni caso non vi è da trasecolare. Ma quando si guarda alla nuova condizione si vede che ITA si posiziona sotto EasyJet o RyanAir e non di poco, praticamente la metà (persino le Poste pagano di più e non spiccioli). Ora io ho sempre detto che in Alitalia vi erano ampie sacche di privilegio ma questo forse è troppo punitivo persino per me. Certo le alternative per questi signori non sono molte, temo che il comparto aereo non sia esattamente florido anche se il traffico sta aumentando vertiginosamente. Ma impostare una trattativa sulla base del prendere o lasciare tanto l'alternativa è il nulla mi sembra davvero brutale. Forse, dico forse, si giunge a questo punto anche per colpa di sigle sindacali che hanno sempre fatto muro davanti a qualsiasi ipotesi di licenziamenti, disconoscendo la realtà delle cose. Ma se anche si arriverà a ricomporre la vertenza giungendo a stipendi dignitosi, stiamo assistendo ad una decollo davvero poco felice.
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