Proprio in questi giorni sono tornato a (ri)visitare la Fondazione Prada con un amico, un architetto di New York. Abbiamo convenuto che ormai si va a vedere il museo anziché le opere, insomma è più bella la scatola che buoni i cioccolatini. Sull'arte moderna e contemporanea il discorso è troppo complesso e lungo per un post ma è certo che spesso si fa davvero fatica a capire cosa si possa definire un'opera d'arte. Il problema non se lo sono poste le donne delle pulizie del "Museion" di Bolzano. Come mi segnala l'amica Valeria (vedi) nel museo era stata preparata una installazione (ormai si chiamano così) in "onore" dell ex ministro Gianni De Michelis. Con facile metafora le artiste (milanesi) Goldi&Chiari hanno cosparso il pavimento di bottiglie (vuote) che se vogliamo ben rappresentano i festini per cui il gellato (o solo unto?) De Michelis era noto, ma forse agli occhi non adeguatamente istruiti (?) delle donne delle pulizie si è presentata solo una stanza sporca e trasandata (che hanno provveduto a ripulire). Al di là delle facili ironie si pone il problema di un arte che può essere compresa solo da addetti ai lavori (e non addetti alle pulizie ovvio) che rischia così di "tradire" la universalità che dovrebbe essere caratteristica propria dell'arte.
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