mercoledì 7 marzo 2018

Peccato

Ho appena ascoltato le parole (le sue proprie) di Matteo Renzi pronunciate lunedì dopo la tornata elettorale. Ero preparato ad un tono dimesso e soprattutto alle sue dimissioni. Già lo chiamavo ex Apple premier ora pensavo lo avrei dovuto rinominare ex segretario e invece no. Tutto il suo discorso è una sfida da vero bulletto (mancava solo che al posto della giacca avesse il "chiodo") . Nessuna scusa, solo qualche "forse non abbiamo colto". Ora qualcuno dei suoi fedeli ha detto che si è assunto la responsabilità ma questo significa solo non negare l'evidenza dei fatti. Un politico che indice un referendum che poi perde, che afferma di andarsene nel caso in cui il partito scende sotto una certa soglia (cosa ampiamente successa) cosa fa ? Si inventa una sorta di dimissioni a termine! "Solo dopo la formazione del governo perché non voglio inciuci". Ma questo lo ha detto in campagna elettorale ed è stato bastonato, ora vi è una nuova fase davanti e alla peggio le nuove mosse del Partito Democratico potrebbero essere oggetto di un referendum sullo stile di quanto successo in Germania. Peccato davvero perché così il buon Renzi (meglio non usare Matteo potrebbe creare confusione) sta distruggendo quanto di buono fatto. Se qualcuno ha avuto sottomano il volantino elettorale del PD si è trovato d'innanzi ad una sorta di metafora della epopea renziana. Un testo illeggibile e spocchioso ma nel elenco delle cose fatte mi sono messo conto che ce ne erano davvero di buone e non poche. Ma adesso Renzi con questa trovata rischia di spaccare ulteriormente il partito (proseguendo in una consolidata tradizione della sinistra) trasformando una formazione , che ha visto il 40% ,in un partito che può solo ambire ad essere la terza forza politica in competizione con la agonizzante Forza Italia. Peccato, davvero un peccato.

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