Si è appena concluso il referendum in Turchia dove ha prevalso il "Si" che in pratica vuol dire dare pieni poteri a Erdogan, l'attuale presidente. Una svolta autoritaria e purtroppo anche teocratica che contribuisce a rinforzare il muro che ormai ci divide da molti paesi islamici. Non a caso nel suo primo discorso post votazione, il nostro Erdogan, ha calato subito l'asso della reintroduzione della pena di morte (che forse viste le condizioni delle carceri turche non è neppure la soluzione peggiore). Gli effetti di questa investitura li vedremo temo a breve in Siria dove il neo despota turco è uno dei più accessi nemici di Assad. Val la pena di ricordare che Assad ed Erdogan una volta erano alleati (ed amici hanno persino passato una vacanza assieme) ma i tempi cambiano. Ma quello di cui voglio parlare è in realtà un'altra cosa. Il referendum si è chiuso con il "SI" al 51.2%, vittoria certo ma non un plebiscito. Al di là di sospettare brogli resta l'ennesimo paese diviso, l'ennesima nazione dove il voto delle città si è contrapposto a quelle delle campagne (o dovremmo chiamarle periferie?). Non sono un sociologo ma forse una riflessione va fatta. Magari bisogna tendere a stati federali composti da città stato e distretti agricoli. Parlo di fantascienza? Probabile ma gli esempi di Brexit, Trump, Turchia non possono essere considerati semplicemente casuali. E non dimentichiamo che tra sei giorni andranno alle urne i francesi, e la Francia è un paese dove la contrapposizione tra rurale e urbano è molto forte. Speriamo bene.
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