giovedì 16 marzo 2017

Paradosso

Titolo più che azzeccato quello di "Repubblica" : "il paradosso del writer" (vedi). Non si tratta (purtroppo) di un problema di infiniti come il paradosso di Zenone ma semplicemente di un sistema legislativo forse arrivato al collasso. Il comune di Milano ha denunciato decine di writer colpevoli (su questo non vi è dubbio) di aver imbrattato negozi e treni. Ora uno di questi processi (a carico di un 30 enne) stava per concludersi quando il giudice Alberto Carboni (e che diamine facciamo nome e cognome) ha sollevato addirittura una eccezione di costituzionalità! Perché una legge del 2016 stabilisce che chi sfonda una porta (ad esempio) non commette reato e quindi se la cava con una multa e si tiene la fedina penale immacolata mentre resta il reato di imbrattamento per cui è previsto il carcere. Ovvio (almeno per il giudice) la violazione dell'articolo 3 della Costituzione che stabilisce che siamo tutti uguali davanti alla legge. Non mi permetto di disquisire ma certo sono perplesso anche perché se viene accolto il ricorso, il writer (e i suoi "amici") se la cavano con una multa (che voglio proprio vedere se pagheranno) ma il diritto è salvo! E badate bene tutto questo non lo ha sollevato l'avvocato difensore del writer ma il giudice! Ora direi che la legge del 2016 è stata scritta male e qui si apre il problema di un sistema legislativo che sta crollando sotto il suo stesso peso. Ormai credo sia impossibile fare una legge o una riforma senza incorrere negli strali della Consulta, la quale però non viene neppure sentita preventivamente e non si pronuncia se non interrogata. Abbiamo visto come è andata a finire con la riforma del Senato affondata dal voto referendario. Ma tanto la Consulta la aveva già massacrata. Peraltro adesso di riforme ne parla ancora qualcuno? Certo tutti concentrati sul testamento biologico (grazie al "sacrificio" di Fabo) ma sarei curioso di sapere cosa hanno in serbo per noi i giudici emeriti della Consulta relativamente a questo argomento.

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