venerdì 3 gennaio 2020

Silenzio

Sono passati ormai alcuni giorni da questo post di Fabrizio Ravelli ma ogni tanto ci tornavo con il pensiero e quindi ho deciso di scrivere questo mio post. Il tema trattato era l'anniversario della strage di piazza Fontana a Milano. Ma non voglio parlare di quel fatto di cui ho un vago ricordo (avevo 9 anni) ma di un dettaglio che viene riportato nel post di cui sopra. L'autore ha assistito ai funerali (mi risulta sia del 51 quindi era giovane ma capace di "intendere") e rammenta il silenzio. Già perché una volta in una situazione come quella si stava in silenzio. Quando uscivano le bare dalla chiesa a nessuno veniva in mente di applaudire. L'applauso era qualcosa che si tributava ad un artista, era un apprezzamento gioioso, ma il rispetto, quello lo tributavi con il silenzio. Poi qualcosa si è rotto, francamente non riesco a ripercorrere gli anni e giungere al momento in cui gli applausi sono diventati atto di rispetto. La strage di Capaci? Forse, certo stavolta non posso incolpare l'aderenza al modello americano che ha cambiato molte delle nostre abitudini (qualcuno si ricorda le "vecchie" lauree ad esempio). Ma, e sto per usare una bruttissima frase, ai miei tempi non si applaudiva un morto. Forse non è così importante, forse è solo che viviamo in un mondo sempre più pieno di "rumori" (da Spotify alle notifiche) perché il silenzio ci fa paura e noi stiamo rimuovendo tutto ciò che crea disagio. Sarà ma trovo quasi incredibile che uno dei pochi luoghi in cui si osserva "un minuto di silenzio" è lo stadio! Direi che c'è materiale a sufficienza per un sociologo.

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