Ci sono alcune parole, ormai divenute pervasive, che mi provocano l'orticaria : una è "cult" ma subito dopo viene "virale". Virale è stato l'aggettivo più usato per definire lo scontro televisivo tra Pier Carlo Padoan (vedi) e Laura Castelli del M5s. Francamente di questi match televisivi mi interesso molto, mi sembra di capire che un anziano professore è stato zittito da una giovane arrogante. Questo è virale? Secondo me è solo trash, ma questa è la televisione. Molto più ficcante mi sembra l'argomento del contendere : lo spread. O per dirla meglio : l'effetto dello spread sui mutui. Temo di dover passare per arrogante (purtroppo non per giovane) dicendo che l'effetto non c'è, almeno nel breve periodo. Quello che il professore afferma, ossia che le banche subiscono perdite per via dell'aumento dello spread mi sembra corretto ma non pertinente. Se le banche vanno in affanno allora possono anche aumentare i costi dei conti correnti ma questo non è esattamente colpa dello spread. Anche perché questo riguarda in primis le banche delle nostra penisola che si rivelano sempre più covi di manigoldi. Caro professore si dimentica di Carige tanto per citare il più recente esempio? Ma anche di questo lo spread non ha colpa. Quello che doveva dire alla signorina, piena di foga ma forse un po' meno di concetti economici, è che quello spread è quanto lo stato italiano paga come interessi sul debito. Ed essendo il debito enorme ogni aumento dello spread peggiora ancora la nostra situazione. Ricordati Laura che la spesa per gli interessi è la vera zavorra dello stato italiano. Caro professore doveva rammentare che le aste dei titoli di stato non vengono fatte più volte al mese solo per accontentare i poteri forti o il gruppo Bildeberg ma perché lo stato italiano ha un disperato bisogno di soldi. L'ultima asta (al momento in cui scrivo) non è andata gran ché bene ma cara Laura non pensare che sia un segnale positivo (vorrebbe dire che stiamo riducendo il debito e quindi gli interessi con una correlazione da dimostrare però). Significa sempre meno fiducia nella nostra finanza pubblica e se arriverà la procedura di infrazione potremmo trovarci alla necessità di scelte drastiche. Ma caro professore non si preoccupi troppo delle nostre italiche banche, tanto quello sopravvivono comunque, come ci ha insegnato a livello mondiale anche la crisi del 2008.
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