Sono un estimatore di Luca Guadagnino, il regista autore tra le altre cose del remake di Suspiria (che non ho ancora visto), ma come "columnist" mi trovo meno in sintonia. Ho letto un suo articolo in "Vanity Fair" che parlava di due luoghi di Milano. Il primo è la zona diciamo Morigi, sulle critiche al ristorante, nato dalla ceneri della storica "taverna", non mi esprimo, sembra non si mangi gran ché ma ci sta. Sul fatto che al posto del vetusto centro sociale ci sia un serio (e triste direi dal tono) condominio per ricchi suona un po' "gauche caviar". Il processo si chiama "#gentryficazione" e bisogna farsene una ragione ma soprattutto rendiamoci contro che i bei tempi andati sono andati. Quando sono andato a Londra, per la prima volta, nel remoto 1977, ho visto in pratica un altro mondo, l'anno scorso mi sono trovato dinnanzi ad una città molto simile a Milano (prima che si scatenino i fan della perfida Albione, con le ovvie differenze visto che parliamo di una città otto volte l'altra). Nel 1977 quanti turisti c'erano? E soprattutto quanti stranieri trascorrevano periodi più o meno lunghi a Londra? Ovvio che tutto ciò snatura ma è inevitabile a meno di non tornare a pagare i viaggi aerei come stipendi e fare le vacanze a Gabicce. Altro luogo oggetto degli strali di Luca (scusa la familiarità) è il nuovo Startbucks che ho trovato da parte mia notevole. Certo l'apparato di sicurezza ha lasciato perplesso anche me ma "sign of the times", mentre trovo sterile la polemica sul prezzo eccessivo del caffè : 4 euro. Già detto mille volte, basta non comprare e vedrai che i gestori di Strabucks (da buoni americani pragmatici) ridurranno i prezzi o chiuderanno. Se non succederà nulla di tutto ciò vuol dire che hanno avuto ragione ad imporre quel prezzo. Anche qui l'aver snaturato una piazza storica di Milano è un discorso sterile, se vogliamo una città europea dobbiamo (insieme alle altre) rinunciare a qualcosa (ed infatti la stessa cosa si può dire per Londra, Parigi o Lisbona città di cui ho feedback diretti). Peraltro mi suona "strano" che un regista non faccia menzione del fatto che un Apple Store, davvero notevole ma anch'esso dotato di una security che intimorisce, abbia preso il posto di un cinematografo lasciando poi abbandonata una parte della galleria limitrofa (peraltro in pieno centro).
Ps non sono un lettore di "Vanity" per cui non so che il buon Luca ha una vera e propria rubrica e quindi forse ne ha già parlato dello store della Mela, nel cui mi scuso con lui, ma rinnovo il mio rammarico per aver perso l'ennesima sala cinematografica.
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