Al meglio di 3 si potrebbe chiosare. Parlo del concorso per 40 posti da infermiere all'ospedale Umberto primo di Roma. Per due volte il solito Tar aveva rimandato la prova scritta con tutti i disagi del caso per i 1700 candidati. Si 1700 che sembra un numero enorme ma in realtà no, perché parliamo di 40 candidati per ogni posto, davvero pochi ma ovvio che in assoluto sono tanti. E il Tar li ha fatti tornare due volte. Qualche tempo fa parlavo con un amico della assurdità di questi concorsi che talvolta per un posto di bidello costringono a scrutinare centinaia di persone con gli evidenti costi connessi. Io proporrei un limite al numero di candidati tipo i 40 del concorso citato. Questo crea maggiore velocità, forse meno ricorsi al Tar, meno costi ed in caso di mancata selezione si possono recuperare gli altri. Mi sembrava una proposta di buonsenso ed invece il mio amico ribatteva che così stavo togliendo delle opportunità a quelli che avevano avuto cattivi voti a scuola (uno dei criteri che avrebbe avuto senso usare come filtro). Insomma lo stato doveva grarantire (parole sue) una opportunità a tutti. Bene quindi il concorso non è più il modo ma il fine. Non è un modo il più possibile trasparente per assumere un bidello ma una sorta di grandiosa lotteria alla quale tutti (o quasi) possano partecipare. Quindi chi se ne frega per assumere un bidello spendiamo quanto per un amministratore delegato, intanto abbiamo fatto girare la famosa economia. Però sarei curioso di sapere quanto costano ai contribuenti tutti questi mega concorsi, ad esempio i 1700 aspiranti infermieri sono stati convocati all'hotel Ergife. È vero che uno stato deve in qualche modo "aiutare" i suoi cittadini a trovare lavoro ma a quale prezzo? Vale la pensa di ricordare che il nostro debito pubblico ha segnato un nuovo record e prima o poi dovremo pensare seriamente a ridurlo. Certo non sarà solo questa la voce su cui agire ma rammento sempre le matite di Quintino Sella o per gli amanti del "nuovo" le olive di American Airlines.
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