
Temevo di essere l'unica nota stonata ma ho scoperto di non essere il solo. Mi riferisco alla recente fusione tra Banco Popolare e Banca Popolare di Milano. La stragrande maggioranza delle testate ha applaudito a questa fusione e forse già questo era un primo segnale "forte" eppure non mi sembrava tutto così facile. Ma una rapida "spulciata" alla rete mi ha fatto trovare altri che avevano dubbi come quelli espressi in questo articolo. Al di là di tutti i numeri (forse più verosimili che veri) si capisce che questo non è un matrimonio di amore, ma di assoluta convenienza. E cerchiamo di capire per chi è questa convenienza. Per il sistema bancario italiano, che non poteva subire un'altra debacle dopo Mps, Etruria e le altre 3 che stanno su con lo scotch (l'adesivo non il liquore), creare una banca di tali dimensioni (parliamo della terza banca italiana) significare applicare il principio del "too big to fail" per cui ci si mette al riparo da rischi di default. Per il mercato in quanto ora le valutazioni si fanno complesse anzi ci vorranno degli anni per capirci qualcosa e per verificare le sinergie. Per il gruppo dirigente che ora potrà elargirsi bonus ancora più ricchi perché verranno parametrati alla nuova (e aumentata) dimensione dell'istituto. Per i piccoli azionisti la situazione peggiora in quanto diventano sempre più piccoli. Per i dipendenti situazione complessa in quanto entrambe le banche avevano già operato tagli ma certamente si dovranno accorpare servizi per cui le fuoriuscite sono da prevedere. E per i correntisti, last but not least, ? Cambierà poco ma certo non in meglio dovendo fare i conti con un gruppo sempre più "pesante". Quindi una fusione fatta davvero per il bene degli italiani, con specifico riferimento ai dirigenti del settore credito.
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