Leggo saltuariamente "Wired", lo trovo una pubblicazione interessante ma troppo spesso innamorata della tecnologia fine a sé stessa. Ma visto che si tratta di una testata "giovane" ci sta. Questa volta devo fare "ammenda" perché questo articolo è davvero scritto con lucidità, senza lasciarsi andare a facili entusiasmi. Dalla foto si può intuire che parliamo di Marte. In questi giorni vi è molta copertura mediatica sui problemi (piccoli e no) che stanno affrontando le varie missioni robotiche giunte sul pianeta rosso. Ma molti sono già "oltre" e ipotizzano addirittura la creazione di città marziane meglio dette anche colonie. La prima cosa da dire subito è che la foto di cui sopra (e anche quella dell'articolo) non sono verosimili in quanto qualsiasi città (o nucleo abitativo) sarebbe sotterranea. L'articolo non parla neppure dei costi ma si "limita" a evidenziare tutti i problemi (a tonnellate) che dovrebbe risolvere una qualsivoglia comunità marziana per sopravvivere in modo autonomo. E ammesso che li risolvano significa vivere in una gravità ridotta (del 60%) , esposti ai raggi cosmici e senza praticamente insolazione. Alla fine l'articolo si chiede giustamente che senso abbia inseguire il sogno della città marziana (alla faccia del signor Musk) e se proprio vogliamo fare i fenomeni si può ipotizzare una base scientifica che preveda una rotazione delle persone (anche questa molto complicata). Insomma come dicono spesso Greta (Thunberg) e compagni : "there's no planet b". Marte non è (e non sarà per moltissimo tempo) la soluzione ai problemi della madre Terra, dobbiamo risolverceli in loco e lasciar perdere le colonie marziane.
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