giovedì 25 giugno 2020

Smart


Uno degli indicatori, almeno per me, di una certa ritrovata normalità (sottolineo certa) è che non seguo più giornalmente bollettini e messaggi video vari ivi compresi quelli del sindaco di Milano, Beppe Sala. Ma dalle cronache ho letto che si è espresso a favore di un abbandono dello smart working per tornare alla propria scrivania. Argomento assai complesso che travalica certo la dimensione di un post. A livello generale credo proprio che lo smart working rimarrà anche dopo la fine della emergenza covid-19. Le aziende si sono dovute attrezzare / organizzare e qualche vantaggio (per le aziende) esiste. Ma ogni moneta ha due facce per cui lo smart working può essere anche negativo per tutta una serie di attività. L'altro giorno sono andato a pranzo vicino all'ufficio ed il locale era semi vuoto oltre ad aver comunque ridotto la capienza in ossequio alle regole sul distanziamento. Ma forse il mio sindaco voleva evidenziare un altro problema dello smart working che è ben raffigurato dalla foto. Le due signore hanno un bel sfoggiare cartelli ma sappiamo che nella pubblica amministrazione (dalla centrale alla locale) esistono notevoli sacche di fannulloni e quindi se uno non fa nulla (o fa poco) in ufficio figuriamoci a casa, per cui, forse, la recente uscita del sindaco si indirizzava proprio a costoro. Peraltro i cartelli della foto sono a mio avviso controproducenti perché il fatto che un lavoro sia sotto pagato non significa che allora non lo fai (andate a raccogliere pomodori che ve lo spiegano meglio di me). Inoltre gli statali (o assimilati) in questo periodo hanno sofferto (dal punto di vista economico) molto meno del loro colleghi privati per cui sulla storiella del salario di merda ci andrei anche piano. Come ho premesso tutte queste considerazioni saranno valide alla fine di questa emergenza, oggi lo smart working è uno dei pochi metodi a disposizione per superarla.

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