Inutile dire che sono dalla parte di Twitter. Ovvio che mi riferisco allo scontro che si sta consumando tra il social network dell’uccellino e il POTUS, ossia il presidente degli Stati Uniti d’America ossia Donald Trump. Lo scontro era inevitabile visto l’uso disinvolto che il fonato Donald fa di Twitter ma è importante notare che il gruppo Facebook ha tenuto un atteggiamento che si può ben definire democristiano mentre Twitter direi più “democratico ”. Le conseguenze saranno tutte ancora da capire ma per ora volevo solo parlare del casus belli. Ovvio che si potrebbe chiosare con il classico “è sempre l’ultima goccia quella che fa traboccare il vaso” ma non credo sia vero perché il nocciolo della questione sono le elezioni. A novembre (covid-19 permettendo) ci saranno nuove elezioni presidenziali e non mi stancherò mai di ripetere quanto poco trasparente sia il sistema americano. E siccome la rielezione di Trump non è così semplice ecco che se qualcuno mette in discussione una affermazione assai discutibile di Donald sono dolori. Infatti il nostro fonato afferma che il voto per posta (peraltro ampiamente previsto dal sistema) è fonte di brogli (peraltro mai verificati). Se non posso essere soddisfatto della nostra classe politica mi posso solo rallegrare di non essere negli States.
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