giovedì 26 luglio 2018

Paralleli

Trovo vi sia un parallelo (tragico) per la fine della produzione della Fiat Punto e la uscita di scena di Sergio Marchionne. Una sincronia temporale sicuro ma non solo perché sanciscono in modo definitivo la fine della "italianità" della Fiat. In realtà siamo alla fine di un processo pluriennale che ha visto "passi" significativi come il cambio di nome adottando la sciagurata sigla FCA e lo spostamento della sede in Olanda. Le dimissioni di Altavilla, numero uno dell'Europa, direi che avvalorano la mia tesi e d'altra parte i nuovi manager sono tutti di stampo anglo sassone (non facciamoci ingannare da Camilleri è maltese) per cui ormai la Fabbrica Italiana Automobili Torino è volata dall'altra parte dell'oceano. Non so se questa "soluzione" era inevitabile ma certo i "rampolli" Elkann non mi sono sembrati in grado di dirigere il gruppo per cui si sono (giustamente) affidati ad un manager di sicuro valore ma le cui radici italiane erano solo, appunto, radici. Detto questo auguro buon lavoro al nuovo management e francamente trovo assolutamente isteriche le reazioni dei mercati (ieri, per me che scrivo, il titolo ha perso il 15%) ma tipico degli analisti. Che fosse un manager fuori dal comune credo non ci siano dubbi ma che un gruppo di tali dimensioni sia legato così indissolubilmente alla sua figura non è accettabile (pensiamo allora ad Apple che mi sembra stia sopravvivendo). Anche perché in questo gruppo lavorano migliaia di persone che non hanno nessun tipo di "golden parachute" in caso di uscita per cui voglio proprio sperare che FCA non significhi solo Sergio Marchionne (credo non lo avrebbe voluto neppure lui). Comunque aveva ragione da vendere Brecht : "fortunato il paese che non ha bisogno di eroi".

1 commento:

  1. ...INSOMMA non è un giudizio positivo il tuo.

    Ho letto molto in questi giorni e nella mia ignoranza gli elementi che ho estrapolato sono :
    * o con lui (nelle idee e nei ritmi lavorativi) o fuori
    * una costante sfida a dimostrare di poter vincere e superare tutti: tedeschi, americani, governi ("voi votate e noi ci adeguamo") e sindacati
    * un annullamento di diritti lavorativi acquisiti in fabbrica (penso che negli anni 70 abbiano ottenuto troppo ....bravissimi ad ottenere perché la partenza era NULLA ma ... alla fine vale il detto "chi troppo vuole,nulla stringe")
    * una piena consapevolezza della situazione italiana/europea e del mercato dell'auto
    * come un po' tutti i settori anche l'auto punta al lusso quindi escude dai suoi target la classe media e bassa ...con tutti gli annessi e connessi di questo: prodotti meno costosi, più da battaglia e di durata più breve oppure indebitamento per permetersi l'eccellenza

    ma non riesco ad averne un'opinione così negativa:
    1) ha salvato 2 aziende dal fallimento e quindi 2 realtà territoriali che sarebbero diversamente esplose e implose in tutti i danni che il fallimento di Crysler e FIAT avrebbe comportato

    2) ha annullato il debito. Magari ho capito male, ma la FIAT che è sempre stata sostenuta dallo Stato non è più indebitata?
    Non ha debiti neanche con gli USA ?

    3) ho rivalorizzato stabilimenti che diversamente sarebbero morti in Italia riportando produzioni che erano delocalizzate fuori. Chiaramente i polacchi non sono contenti

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