Chissà quanti ricordano il libro che cita il titolo del post. Fu un successo ma soprattutto un caso, ma sono passati tanti anni (oltre 40!) e non voglio parlare del libro ma dell'ennesimo fallimento di una compagnia aerea italiana. Francesco Merlo in un articolo su "REP" parla di quasi 100 compagnie (dai nomi davvero metaforici) fallite! Non ho statistiche sotto mano per dire se deteniamo qualche record ma sono comunque tante, anche perché l'orizzonte temporale è poi di solo qualche decennio. Ultima Air Italy ma siamo sempre in attesa del tonfo di Alitalia. Sono tanti posti di lavoro ma non si può neppure continuare a tenere in piedi questi carrozzoni solo per pagare profumati emolumenti a questi amministratori straordinari che di straordinario hanno il compenso mentre i risultati latitano (vedasi l'ultimo numero de "L'Espresso"). Usiamo pure tutti gli ammortizzatori sociali che vogliamo ma queste cattedrali dello spreco non hanno senso. Sembra che queste aziende non si siano rese conto dei cambiamenti che stavano avvenendo nel mondo, considerato poi che le compagnie aeree hanno proprio subito trasformazioni profonde. Certo poi stati ed enti locali devono darsi una "regolata" perché è inutile buttare soldi nelle low cost per poi doverli buttare anche nelle compagnie, diciamo tradizionali. Intanto abbiamo la grana Air Italy con Alitalia sullo sfondo e per fortuna al Mise non siede più Giggino di Maio (che sta occupandosi della Libia, "poracci") ma il compito mi sembra davvero arduo.
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