sabato 14 novembre 2015

Palma

Appena ho sentito della (nuova) strage a Parigi mi è subito venuto in mente quel film, vincitore della Palma D'oro 2015. Per chi non lo ha visto parla di un profugo cingalese che arriva in Francia dove si viene a trovare in una periferia abbastanza da incubo. Il film termina con il protagonista (e "famiglia") emigrati in Inghilterra dove hanno trovato una migliore sistemazione. Fatto da un regista francese (oltretutto) direi che è un atto d'accusa al sistema Francia che sembra aver fallito nell'integrare le molte anime dei migranti. Sappiamo bene che il terrorismo ha bisogno di un humus, negli anni 70 anni in Italia molte persone erano "simpatizzanti" se non con i metodi, almeno con i fini delle varie formazioni eversive. La Francia sembra avere nelle sue banlieu terreno fertile per i terroristi che non sono "cani sciolti" come il caso del norvegese Brevik e sta pagando un prezzo altissimo per la sua guerra contro l'ISIS. Non è neppure passato un anno dai fatti di "Charlie Hebdo" e siamo di nuovo a contare i morti (e stavolta sono pure di più). Per ora i cugini transalpini stanno pagando il conto di un conflitto che coinvolge anche noi (marginalmente) ma soprattutto americani e inglesi. Ma se per gli americani vi è un oceano a proteggerli lo stesso non si può dire per i britannici, ma (forse) il loro modello di integrazione risulta migliore o forse sono semplicemente dei criminali che hanno colpito dove gli risultava più "facile". Oggi a Milano vi è stata una manifestazione per la pace, ma davvero pensiamo di poterci mettere attorno a un tavolo con questi dell'ISIS a parlare, a negoziare? Quali concessioni potremmo fare a chi uccide, sgozza, distrugge monumenti ? Risposta davvero difficile.

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