sabato 8 settembre 2018

Inaugurazioni

Questa estate Milano, città di mia residenza, ha visto due inaugurazioni di "peso" : recentissima quella di Starbucks e di un mese abbondante fa quella di Apple Store. Su questa ultima avevo già intenzione di scrivere un post, ma data la mia avversità alla "mela rosicchiata", volevo evitare un eccesso di polemica. Ma qualche giorno orsono ho trovato questo post che è praticamente quello che avrei scritto io. D'altra parte non è esattamente il post di uno sconosciuto ma bensì di Fabrizio Ravelli, classe 1951, collaboratore di "Il Post" e "Repubblica". Quindi più un maestro che un collega ma veniamo al suo post dove ironizza su coloro che si sono messi in attesa della famigerata apertura prevista per le 17 del giorno 24 luglio. Era tanta la foga di assistere a un evento di portata epocale che si sono dimenticati persino di portarsi dell'acqua confondendo forse le temperature estive di Milano con quelle primaverili di Zurigo. In ogni caso solerti genitori li assistevano e per coloro che ne erano sprovvisti (erano parte della gita degli orfanelli oppure i loro genitori li avevano semplicemente ignorati? Vallo a sapere) intervenivano i premurosi commessi. Il fatto è che tutta questa attesa era fine a se stessa! Non vi erano modelli nuovi, non vi erano sconti nulla. Quando alle fatidiche 17 si sono spalancate le porte del paradiso costoro si sono trovati davanti modelli che già conoscevano e che in molti casi già possedevano. Ora l'autore del blog fa una premessa che condivido appieno : le nostre anagrafiche ci impediscono di capire fino in fondo il fenomeno. Certo io non posso spiegare a costoro che ho saltato il pranzo per essere tra i primi davanti al negozio di dischi (che non faceva certo l'orario continuato) il giorno che uscì "Wish you were here"! Sono cambiati i tempi e si fanno altre file potrebbe essere la chiave di lettura ma vi è una differenza sostanziale : la attesa e la successiva apertura saranno state oggetto di qualche miliardo di selfie immediatamente postati sui social, nella stragrande maggioranza dei casi nessuno ha fatto la coda se non per poter "condividere" il fatto. Ovvio che in un post non si può affrontare degnamente un argomento che da anni ormai è trattato da psicologi e sociologi ma rivendico la mia età ed il fatto di non riuscire a capirli. 

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