In questi giorni vi è una infuocata polemica sul teorico abbandono della lingua italiana da parte proprio del Miur. La "ministra" Fedeli vuole che i "Progetti di Ricerca d’Interesse Nazionale" (PRIN per gli amici) siano redatti in inglese e solo come aggiunta opzionale, in italiano (vedi). Ovvio che l'Accademia della Crusca insorga ma l'affermazione della ministra che l'inglese è la lingua dei ricercatori è più che un opinione un fatto. Per cui l'unica soluzione sarebbe di avere ogni progetto redatto in inglese e italiano ma allora molti si lamenterebbero di un onere eccessivo. Certo con la Brexit viene da sorridere al pensiero di usare l'inglese ma per ora è la lingua universale, mentre per il nostro idioma locale le prospettive non sono gran ché rosee visto che lo parlano (più o meno bene) neppure 60 milioni di persone. Ma in questi stessi giorni ha visto succedere un altro fatto che mi ha fatto ragionare sulla vitalità (diciamo) dell'italiano : il diffondersi della parola "gelicidio". Di primo acchito ho pensato alla solita conversione di un termine inglese. Ne ho già parlato in riferimento a "cloudburst" e inoltre la tematica è sempre meteorologica, ma non è così. Questo articolo de "La Repubblica" attesta che il termine non è assolutamente nuovo e ne da pure l'etimologia. Premesso che non sono certo un esperto sono rimasto leggermente perplesso perché la desinenza "cidio" non la associo alla caduta (come suggerisce l'articolo) ma alla soppressione : "liberticidio", "omicidio". Valeva davvero la pena di riesumare questo quasi dimenticato termine? Questo è quello che ci vuole per mantenere viva una lingua? Temo che bisogna rammentare che tra idioma e idiota vi è una sola lettera di differenza.
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