Credo che nessuno abbia dubbi sul fatto che siamo in una civiltà dell'immagine. Meglio se in movimento. Quasi non può esistere una notizia che non abbia un corredo video : dalla donna trascinata nel metrò di Roma alle fiamme di Londra. Perché diamo al video un valore di realtà assoluta quindi di verità. Una volta questo ruolo era appannaggio delle foto ma photoshop e i suoi fratelli ci hanno mostrato come si possano fare miracoli con i pixel delle immagini digitali. Ma il video è vero, o no? Proprio in questi giorni è circolata la notizia del ritrovamento di un video che dovrebbe togliere ogni dubbio sulla vicenda delle "comfort women". Queste erano coreane o filippine costrette a prostituirsi nei bordelli creati per i soldati giapponesi durante la seconda guerra mondiale. Fino ad ora vi erano solo testimonianze e foto ma adesso abbiamo un video! In realtà nel breve spezzone si vedono solo donne allineate contro un muro e dei soldati giapponesi ma un video è un video! Peccato che negli stessi giorni è circolato un video che mostra quanto un software può manipolare l'immagine di Barack Obama. Questo vuol dire che la verità non è un video postato su internet ma un incrocio di più fonti. Purtroppo questo richiede un certo sforzo ma molti preferiranno credere al primo video che Google gli propone.
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