Il fardello del titolo è quello dell'uomo bianco, ripreso da una poesia di Kipling (vedi) nella quale si incitavano gli occidentali a "civilizzare" (e non colonizzare) il resto del pianeta. Sono passati quasi 120 anni eppure siamo ancora qui a dibatterci sotto il peso di questo fardello. Ho trovato questo articolo (vedi) sul sito "IlPost" dal significativo titolo "Non aiutiamoli e non a casa loro". Facile intendere che l'autore, Lorenzo Ferrari, avesse di mira le parole, anzi il post, del nostro ex Apple premier, Matteo Renzi che erano esattamente l'opposto ossia "aiutiamoli a casa loro". La prima cosa che voglio dire è che se anche uno come Salvini dice una cosa giusta gli va riconosciuta (even a broken clock is right twice a day) ma torniamo al post. "Non aiutiamoli" in effetti l'autore cita molte situazioni africane dove l'emergente e rampante borghesia vive a livelli assolutamente "occidentali". Lo testimonia addirittura uno studio (recente) della Banca Mondiale (vedi). Quindi cosa gli aiutiamo a fare ? Forse ci si è dimenticati che a fianco di quartieri di lusso vi sono situazioni di degrado che fanno sembrare le nostre periferie la Costa Azzurra. Ma andiamo oltre "non a casa loro" e l'articolo fa' il corretto esempio di Aleppo (passando però con una certa disinvoltura dall'Africa sub sahariana al Medio Oriente) dove è difficile temo che questa gente abbia ancora una casa. Tutto condivisibile ma quindi cosa facciamo? L'articolo termina con una classica chiosa accademica : "bisogna garantire a tutti il diritto di andare dove si vuole". Intanto tutti i giorni dei disperati si lanciano attraverso il Mediterraneo e poi vorrei far presente che siamo solo noi europei che godiamo del privilegio di spostarci dove vogliamo. Ma già con la Gran Bretagna le cose molto probabilmente cambieranno e tanto per citare un esempio esorterei l'autore ad andare in Australia e verificare quanto è libero di emigrarci. Ma questo può essere il futuro in cui uno decide di andare a vivere dove gli conviene ma al di là di alcuni problemini pratici oggi cosa facciamo di queste migliaia di persone che non sappiamo neppure se sono profughi o migranti?
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